Quello che voglio raccontarvi oggi è qualcosa che, probabilmente, molti di voi già sanno, ma per coloro che ne sono ancora all'oscuro...è venuto il momento di illuminarvi!
Avete presente quelle graziose ed eleganti agendine con copertina rigida o morbida di cartone rivestito, carta color avorio, pagine rilegate a punto refe, angoli arrotondati, nastro segnalibro, elastico di chiusura e tasca interna a soffietto? Sì insomma, quei taccuini che costano un occhio della testa e danno a chi li possiede un'aria misteriosa da intellettuale. Quei quadernini su cui gli scrittori prendono i loro appunti, i poeti scrivono i loro versi, gli architetti e i pittori disegnano i loro schizzi...e su cui gli hipster fanno finta di appuntare cose serie quando in realtà stanno scrivendo la formazione del fantacalcio. Avete indovinato, sto parlando dei taccuini Moleskine.
E' inutile dire che questo tipo di agenda non è certo un'invenzione dei nostri tempi. Taccuini con le stesse caratteristiche degli attuali Moleskine erano già diffusi in Europa tra la fine dell'800 e l'inizio del '900, grazie a una legatorìa francese che riforniva le cartolerie di Parigi. Questi taccuini erano molto usati dagli artisti delle avanguardie storiche (gli hipster di una volta, insomma) in cerca di strumenti agili su cui dipingere e scrivere mentre si trovavano nelle strade o in viaggio. Tra gli artisti del passato che utilizzavano simili quaderni neri troviamo Wilde, Van Gogh, Picasso, Hemingway e Matisse.
Ma la persona che dobbiamo ringraziare per le attuali Moleskine è lo scrittore e avventuriero inglese Bruce Chatwin. Il taccuino Moleskine, infatti, è stato disegnato sul modello dei taccuini che Chatwin portava con sé nei suoi viaggi in giro per il mondo.
E' noto a tutti che l'autore, nato a Sheffield, nello Yorkshire, restò ben poco nella sua città natale e si spostò continuamente, prima per motivi di studio, poi per lavoro ed infine per puro spirito di avventura. Tra i luoghi visitati da Chatwin ricordiamo l'Afghanistan, l'Africa, la Cina, la Patagonia e l'Australia, oltre che tutta l'Europa ovviamente.
Essendo sempre in movimento, non poteva chiudersi in uno studio e scrivere i suoi libri, ma necessitava di un mezzo agile e comodo da trasportare su cui annotare i suoi pensieri. Proprio per questo motivo, non partiva mai per un viaggio senza essersi prima rifornito, a Parigi, di una buona quantità di taccuini.
"[...] Pranzammo con una birra ed un panino al salame.
La birra mi fece venire sonno, così dormii fino alle quattro. Quando mi svegliai cominciai a riordinare la roulotte per farne un luogo di lavoro. Sopra il secondo letto c'era una tavola estraibile di compensato che diventava una scrivania. C'era perfino una sedia girevole da ufficio. Misi le matite in un bicchiere con accanto il coltellino dell'esercito svizzero. Tirai fuori qualche notes e, con l'ordine maniacale che accompagnava l'inizio di un progetto, sistemai i miei taccuini "parigini" in tre pile ordinate.
In Francia questi taccuini si chiamano carnets moleskines: moleskine, in questo caso, è la rilegatura in tela cerata nera. Ogni volta che andavo a Parigi, ne compravo una scorta in una papeterie di Rue de Ancienne Comédie. Avevano le pagine quadrettate e i risguardi trattenuti da un elastico. Li avevo numerati in progressione. Sul frontespizio scrivevo il mio nome e indirizzo e offrivo una ricompensa a chi lo ritrovava."
da Le vie dei canti
Prima di partire per il suo viaggio in Australia però, nel 1986, venne a sapere che l'ultimo produttore, una piccola azienda di Tours a conduzione familiare, aveva interrotto la produzione, in seguito alla morte del proprietario. Da quel momento in poi niente più "carnets moleskines", o almeno fino al 1997, quando la Modo & Modo Spa, una piccola società con sede a Milano, decide di riportare in vita questo tipo di taccuino, registrando il marchio Moleskine, che poi passerà in mano al fondo di investimento francese Société Générale Capital.
"Perdere il passaporto era l'ultima delle preoccupazioni; perdere un taccuino era una catastrofe. In vent'anni e più di viaggi ne ho persi soltanto due. Uno era scomparso su un autobus afgano. L'altro requisito dalla polizia segreta brasiliana che, con una certa perspicacia, credette di riconoscere in alcune righe che avevo scritto - a proposito delle ferite di un Cristo barocco - una descrizione in codice delle sue pratiche ai danni dei prigionieri politici.
Qualche mese prima che partissi per l'Australia, la padrona della papeterie mi disse che diventava sempre più difficile trovare il vrai moleskine. Era rimasto un fornitore solo: una piccola azienda familiare di Tours che a rispondere alle lettere ci metteva molto tempo. "Vorrei ordinarne cento" dissi a Madame. "Cento mi basteranno per tutta la vita." Promise di telefonare a Tours nel pomeriggio. All'ora di pranzo ebbi un'esperienza che non mi imbaldanzì. Il capo cameriere della Brasserie Lipp non mi riconobbe più: "Non, Monsieur, il n'y a pas de place". Alle cinque mi presentai al mio appuntamento con Madame: il fabbricante era morto e gli eredi avevano venduto l'azienda. Lei si tolse gli occhiali e, con espressione quasi luttuosa, annunciò: "Le vrai moleskine n'est plus"."
da Le vie dei canti
Per chi mastica un po' di inglese, ecco qui un'intervista alla moglie di Chatwin, Elizabeth Chanler, in cui parla proprio del rapporto che il marito aveva con questi taccuini francesi e con gli appunti di viaggio.
Quindi diciamo tutti insieme un enorme GRAZIE al caro Bruce Chatwin, senza il quale ci saremmo ritrovati a scrivere frasi di altri, stralci di canzoni o la formazione del fantacalcio su dei banalissimi quaderni da quattro soldi.
GRAAAAZIEEEEE BRUCE!
Cris
Cris
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