giovedì 19 novembre 2015

La schiuma dei giorni - Boris Vian

TITOLO: La schiuma dei giorni
AUTORE: Boris Vian
EDITORE: Marcos y Marcos
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1946 (1a ed.)
PAGINE: 268
PREZZO: 14,50 euro
GENERE: narrativa
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RECENSIONE DI: Giorgia
VOTO★★★☆ 


La schiuma dei giorni.. be', lettura per nulla semplice.
Partiamo dalle basi, che si identificano sempre nella biografia dell'autore.
Boris Vian, classe 1920, di famiglia facoltosa e colta, mostra fin da bambino una grande passione per la musica e per l'arte in generale. Suona tanto, legge ancora di più e scrive.
Il suo stile è molto controverso, talmente tanto da non essere apprezzato. Viene snobbato dagli editori e dal pubblico. La sua morte potrebbe essere degna conclusione di uno dei suoi romanzi, avvenuta a trentanove anni in un cinema durante la prima di un film su un suo romanzo (“Sputerò sulle vostre tombe”) che lui ha odiato in ogni fase della sua realizzazione.
La schiuma dei giorni, romanzo del 1946, è stato definito così da Daniel Pennac:
“Questo non è un piccolo romanzo rosa o un libretto particolarmente ingenuo o divertente: Vian vi esprime la sua volontà di andare contro corrente attraverso l'opposizione tra gli affetti e la costrizione del sociale, innanzi tutto il lavoro. […] Vian indirizza la sua polemica anche contro i diktat culturali e le scuole letterarie, in particolare verso l'esistenzialismo, allora imperante: quando si ama una Chloe con una ninfea nel polmone, ogni imposizione estetico-morale diventa insopportabile. Ciò non significa che egli non fosse un uomo di cultura attento alla società del suo tempo, [...] ma nei suoi testi prevale sempre la resistenza contro la corruzione del sociale e dei suoi doveri, compresi quelli ufficiali della letteratura.”
Così il romanzo di Vian si può guardare sotto tre differenti aspetti: come una critica sociale, o come la storia della tragicità della vita, la quale si impone all'uomo sotto la forma di una sconfitta, o ancora come la descrizione di una storia d'amore.
Io penso di aver intravisto ognuno di questi aspetti. Sono tantissimi i messaggi tra le righe, più o meno palesi, che Vian lancia perché il lettore possa riflettere sulla natura di questo mondo inventato, surreale, che non è poi così distante dalla realtà. Vi sono critiche alle istituzioni religiose, al lavoro, alla medicina.

***ATTENZIONE: QUESTO ARTICOLO CONTIENE RIFERIMENTI ALLA TRAMA CHE POTREBBERO ESSERE CONSIDERATI RIVELATORI PER CHI NON HA LETTO IL ROMANZO!***

In questo contesto si inseriscono dei protagonisti passivi, ai quali non ci si affeziona. Vian riesce quasi a rendere il lettore passivo come i suoi personaggi, lasciandolo seguire lo svolgimento della trama senza lasciarsi coinvolgere. Così da portare alle ultime battute del romanzo a notare maggiormente l'accentuazione di alcuni dei loro tratti, come la rassegnazione di Colin, incapace di vivere emozioni intense al di là della disperazione (anche quella rassegnata) per la malattia di Chloe.
Nicolas sembra accendersi: dal maggiordomo dagli atteggiamenti pomposi e dal linguaggio affettato, diventa sempre meno raffinato e sempre più scurrile. Tuttavia anche lui si arrende, si lascia licenziare e con passività accetta la conclusione della storia di Alise, di Chick e di Chloe.
Alise è il personaggio che sembra maggiormente ribellarsi al grigiore di questo strano mondo. Credo che sia lei ad incarnare la “grande storia d'amore” nella quale alcuni identificano il senso del romanzo, ma in senso negativo. Pur di non perdere l'interesse di Chick, è disposta ad uccidere e a diventare violenta. Ma anche lei si rivela essere solamente l'ennesimo personaggio sconfitto, ucciso dalla propria ribellione.
Chick vive solamente attraverso gli scritti del suo filosofo preferito, venerandolo e facendone l'oggetto della propria vita, al punto da allontanare ogni affetto. Eppure lui, che crede nella filosofia del suo grande eroe (Jean-Sol Partre... e se invertissimo due consonanti? Jean-Paul Sartre, esponente grandioso dell'esistenzialismo), viene sconfitto dagli esattori delle tasse. Chloe, sconfitta dalla malattia. Colin, sconfitto dalla propria passività.
Così è un romanzo che narra di una sconfitta, della fine, dell'inutilità della vita. Nessuno cambia realmente ed anche loro ne sono consapevoli:
“La gente non cambia. Sono le cose che cambiano.”
Le cose... come la casa, che si rimpicciolisce, che diventa sempre più buia, che opprime. Come l'intera città, nella quale inizialmente troviamo candide nuvolette che nascondono gli amanti e che successivamente si manifesta come una grande pattumiera, con vie putride e ambientazioni inquietanti.
Non è un romanzo bello. Non è un romanzo brutto. È un romanzo che vuole fare riflettere. È un romanzo che colpisce come un pugno. È un romanzo che va letto, interiorizzato immediatamente e fatto proprio. È un romanzo, forse, da rileggere dopo tempo per cogliere nuove sfumature.

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