venerdì 18 settembre 2015

Murakami's Peter Cat

Chiunque abbia letto un libro di Murakami sa benissimo che la musica ha un ruolo molto importante nelle sue storie; sembra quasi ci sia una colonna sonora, come in un film. Non a caso uno dei suoi libri più conosciuti e apprezzati, “Norwegian Wood”, porta il titolo di una famosissima canzone dei Beatles. Non è quindi difficile indovinare la passione che lo scrittore ha per la musica, in particolare per il rock e, soprattutto, per il jazz. Quello che forse molti non sanno è che proprio il jazz ha avuto un ruolo più che centrale nella vita di Murakami. Innanzitutto il suo primo lavoro è in un negozio di dischi e la sua passione per la musica è testimoniata anche dalla sua immensa collezione di dischi in vinile.
Ma non è questo quello che voglio raccontarvi. Voglio parlarvi invece del Peter Cat. Cosa c’entra un gatto, vi chiederete. Ora ve lo spiego, ma andiamo per gradi.
Se qualcuno di voi ha letto “A sud del confine, a ovest del sole” ricorderà sicuramente i jazz bar di proprietà del protagonista Hajime, che sono un po’ il suo rifugio e il suo luogo di evasione dalla realtà. Inutile dire che, solo leggendo di quei locali, si è trasportati in un’atmosfera magica: le luci soffuse, gli arredi in legno, la band, i cocktail, le persone che entrano e escono, che si incontrano…si riesce quasi a sentire la musica; e il proprietario del bar che inventa cocktail, chiede e mette su musica, legge libri e ascolta i clienti. Viene da chiedersi da chi l’autore abbia preso ispirazione per tale aspetto di questo personaggio. La riposta è la più semplice che si possa pensare: da se stesso. Peter Cat è in effetti il nome di un gatto che lo scrittore ha avuto con sé in un periodo della sua vita, ma non solo. È cosi che si chiama anche il jazz bar che Murakami apre nel 1974 a Tokyo, insieme alla moglie; caffetteria di giorno, drink bar di notte.

Murakami nel suo locale nel 1979

Il locale, prima ubicato nei sobborghi di Tokyo, poi in una zona più centrale vicino alla stazione di Sendagaya, ha sull'insegna un enorme Stregatto e all'interno tutte le decorazioni sono a tema felino (immagine un po’ inquietante, a dire il vero). È proprio in questo locale che Murakami dà sfogo alla sua vena letteraria e scrive i suoi primi romanzi. Purtroppo per noi, del jazz bar non c’è più traccia. Murakami è così bravo con le parole che presto inizia a vivere della sua scrittura e nel 1981 vende il locale. Alcuni temerari sono andati alla sua ricerca, ma, una volta individuato l’edificio, al posto del jazz bar non hanno trovato altro che un comune ristorante.

Edificio che ospitava il Peter Cat

Del Peter Cat resta quindi soltanto il ricordo, alcune immagini e le parole di Murakami nel suo saggio “L’arte di correre”:

“Fino a poco tempo prima gestivo un jazz-club a Tokyo vicino alla stazione di Sendagaya. Appena laureato (in realtà lavoravo già da prima, motivo per cui ero in ritardo con gli esami) ho aperto un bar all'uscita sud della stazione di Kokubunji, ma dopo tre anni, dato che il palazzo sarebbe stato ricostruito, mi sono trasferito in centro. In un ambiente non molto spazioso, ma nemmeno piccolo. C'era posto a sufficienza per un piano a coda e un quintetto, anche se ci stavano un po' stretti. Durante la giornata il locale era un caffè dove non si servivano alcolici, e la sera diventava bar. Si poteva anche mangiare qualcosa, e nei fine-settimana c'era in programma musica dal vivo. All'epoca i locali come quello erano pochi, i clienti non erano esigenti e la gestione non presentava particolari difficoltà.La maggior parte dei miei conoscenti sosteneva che un posto così, con quell'atmosfera inusuale, non aveva possibilità di successo; che uno come me, del tutto ignaro di come va il mondo, non aveva la capacità di mandarlo avanti. Queste previsioni funeste si rivelarono clamorosamente sbagliate.”

Voi cosa dite, sareste passati per un caffè o un cocktail nel jazz bar di Murakami?
Io decisamente sì.

Cris

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