AUTORE: Saroo Brierley
EDITORE: Rizzoli
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2016
PAGINE: 220
PREZZO: 18 euro
GENERE: Autobiografico
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RECENSIONE DI: Chiara
VOTO: ★★★★☆
A 5 anni Saroo
decide di andare insieme al fratello in città ma, appena arriva si sente stanco
perciò decide di aspettare su una panchina mentre lui va in gito. Si addormenta
e, quando si risveglia, è convinto che il fratello se ne sia andato. Sale così
su un treno per cercarlo ma questo parte e lo porterà a Calcutta. Da lì Saroo
non sarà più in grado di tornare a casa sua e finirà per essere adottato da una
coppia di Australiani.
Se ne sono
andati.
Penso a questo
giorno da venticinque anni. Sono cresciuto dall’altra parte del mondo, con un nuovo
cognome e una nuova famiglia e mi sono sempre chiesto se avrei mai rivisto mia
madre, i miei fratelli, mia sorella. E adesso eccomi qui: davanti a una porta,
all’angolo di un edificio diroccato, nel quartiere povero di una polverosa
cittadina dell’India centrale e non c’è nessuno. La casa è vuota.
Con queste frasi
inizia questo libro. Partendo dalla fine. Dal momento in cui Saroo rimette piede in
India e va a cercare la sua famiglia indiana. Ma, dopo queste brevi righe, Saroo
inizia a descriverci come è arrivato fin lì, partendo dalla sua infanzia in India.
Ci parla quindi del treno che lo portò lontano da casa e di come venne adottato dai
Brierley, una famiglia australiana.
Tutta la sua
storia, narrata rigorosamente in prima persona, tira fuori diverse questioni
che di sicuro fanno riflettere sulla vita dei bambini in India. Infatti, come
più volte ripete lui stesso nel libro, lui è stato molto fortunato, cosa che
non si può dire di molti altri bambini a cui è toccato un destino ben peggiore.
È stato fortunato a trovare dei buoni genitori adottivi ed è stato fortunato
anche negli incontri fatti a Calcutta. Infatti, prima di arrivare in
orfanatrofio, Saroo passò diverso tempo a Calcutta, vivendo per lo più per
strada.
Si tratta di una
storia che ha dell’incredibile in cui ha influito molto il trovarsi nel posto
giusto al momento giusto. È molto scorrevole e, a tratti, commovente (l’incontro
con la madre indiana in particolare) ed è anche corredata da diverse foto di
Saroo e delle sue due famiglie.
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