AUTORE: Ian
McEwan
EDIZIONE: Einaudi
ANNO DI
PUBBLICAZIONE: 1998
PAGINE: 170
PREZZO (di copertina)
: 9.50 euro
GENERE: narrativa
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RECENSIONE DI:
Roberta
VOTO: ★★★★☆
È lecito distruggere
un uomo politico, sia pure spregevole e privo di scrupoli, attaccandolo sui
segreti piú intimi della vita privata? E un grande artista, per difendere la
propria ispirazione, è autorizzato a ignorare una persona che sta rischiando la
vita? Amsterdam è il palcoscenico ideale di una buffa e terribile resa dei
conti, «una tragicommedia in cui nessun personaggio è amabile» che, con
piacevole e insieme graffiante ironia, ci interroga sul valore di alcune scelte
etiche fondamentali.
Il romanzo parte dall’ incontro tra Clive, compositore
musicale, e Vernon, editor del giornale The
Judge, al funerale della loro amante Molly.
I due sono amici di vecchia data, ma sembra che questo
tragico evento dia il via ad una serie di spiacevoli vendette, mal mascherate
dall’ amicizia, che continueranno fino all’ultima pagina del libro.
La scrittura semplice e coinvolgente dell’autore, ci
trascina in un mondo di odio e di ferocia, di cecità per il desiderio di
vendetta e di mancanza di empatia verso il prossimo.
Sebbene la storia sembri apparentemente banale e breve, essa
nasconde un’osservazione molto acuta della società del nostro tempo.
L’egoismo trascina i personaggi a tutelare esclusivamente se
stessi, lasciando ad altri l’arduo compito di accusare i colpi sferrati e
resistere nella giungla del mondo editoriale e non solo.
Ciò che ho più apprezzato di questo libro, sembra assurdo,
ma è il titolo. E’ uno sbeffeggiamento da parte dell’autore, una presa in giro
di coloro che non conoscono il romanzo e non sanno minimamente a quale strana
storia si stiano approcciando.
Amsterdam è semplicemente la città dove il libro si
conclude. Questo luogo racchiude in sé l’essenza del romanzo diventando simbolo
non tanto della storia raccontata, quanto della ingegnosa critica che l’autore
fa all’assurda natura dell’essere umano.
La lettura scorrevole porta il lettore rapidamente alla
fine, ma sono le cose non dette, le sensazioni lasciate e i temi affrontati che
esplodono nel momento in cui la storia si conclude.
Quando termino la lettura di un libro mi concedo sempre
infiniti minuti di riflessione dove raccolgo le idee e formo una mia personale
opinione della storia appena “vissuta”. Questo romanzo, più di altri, mi ha
dato modo di analizzare il fine ultimo dell’autore ovvero di squarciare il velo
che cela la realtà della vita e dichiarare, sotto le mentite spoglie di un
romanzo, la propria visione dell’uomo che si copre di apparente simpatia e
disponibilità per poter invece affondare i propri denti su chi sta facendo,
segretamente, esattamente la stessa identica cosa.
Lodo molto la finezza del romanzo, la capacità di parlare di
qualcosa senza mai nominarla e di creare un affresco completo della triste natura
umana.
Ian McEwan è anche noto come Ian Macabre per le atmosfere cariche di mistero che caratterizzano
i suoi lavori. In realtà di macabro non c’è nulla, ma i temi esistenziali
affrontati sicuramente rendono unica la sua scrittura.
Grazie ad Amsterdam,
l’autore è stato premiato con il prestigioso Booker Prize, un premio letterario assegnato ogni anno al miglior
romanzo inglese.
Il suo lavoro di esordio è stato Primo amore, ultimi riti, una raccolta di racconti che gli ha valso
nel 1976 la vittoria del Somerset Maugham Award, consegnato ai migliori
scrittori che abbiano meno di 35 anni.
Con i suoi successivi lavori è diventato un autore in
continua ascesa tanto da far diventare i suoi romanzi ispirazione per
importanti film come Espiazione, con
cui ha vinto numerosi premi come lo Smith
Literary Award nel 2002 e il Los
Angeles Times Prize for Fiction nel 2003.
Questa lettura, incominciata quasi per caso, mi ha aperto un
nuovo mondo. Affronterò questo autore immergendomi negli altri suoi romanzi
che, sono sicura mi lasceranno piacevolmente sorpresa.
Roby
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