sabato 12 marzo 2016

Amsterdam di Ian McEwan

TITOLO: Amsterdam
AUTORE: Ian McEwan
EDIZIONE:  Einaudi
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1998
PAGINE: 170
PREZZO (di copertina) : 9.50 euro
GENERE: narrativa
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RECENSIONE DI: Roberta
VOTO: ★★★★

È lecito distruggere un uomo politico, sia pure spregevole e privo di scrupoli, attaccandolo sui segreti piú intimi della vita privata? E un grande artista, per difendere la propria ispirazione, è autorizzato a ignorare una persona che sta rischiando la vita? Amsterdam è il palcoscenico ideale di una buffa e terribile resa dei conti, «una tragicommedia in cui nessun personaggio è amabile» che, con piacevole e insieme graffiante ironia, ci interroga sul valore di alcune scelte etiche fondamentali.

Il romanzo parte dall’ incontro tra Clive, compositore musicale, e Vernon, editor del giornale The Judge, al funerale della loro amante Molly.

I due sono amici di vecchia data, ma sembra che questo tragico evento dia il via ad una serie di spiacevoli vendette, mal mascherate dall’ amicizia, che continueranno fino all’ultima pagina del libro.
La scrittura semplice e coinvolgente dell’autore, ci trascina in un mondo di odio e di ferocia, di cecità per il desiderio di vendetta e di mancanza di empatia verso il prossimo.

Sebbene la storia sembri apparentemente banale e breve, essa nasconde un’osservazione molto acuta della società del nostro tempo.

L’egoismo trascina i personaggi a tutelare esclusivamente se stessi, lasciando ad altri l’arduo compito di accusare i colpi sferrati e resistere nella giungla del mondo editoriale e non solo.

Ciò che ho più apprezzato di questo libro, sembra assurdo, ma è il titolo. E’ uno sbeffeggiamento da parte dell’autore, una presa in giro di coloro che non conoscono il romanzo e non sanno minimamente a quale strana storia si stiano approcciando.

Amsterdam è semplicemente la città dove il libro si conclude. Questo luogo racchiude in sé l’essenza del romanzo diventando simbolo non tanto della storia raccontata, quanto della ingegnosa critica che l’autore fa all’assurda natura dell’essere umano.

La lettura scorrevole porta il lettore rapidamente alla fine, ma sono le cose non dette, le sensazioni lasciate e i temi affrontati che esplodono nel momento in cui la storia si conclude.

Quando termino la lettura di un libro mi concedo sempre infiniti minuti di riflessione dove raccolgo le idee e formo una mia personale opinione della storia appena “vissuta”. Questo romanzo, più di altri, mi ha dato modo di analizzare il fine ultimo dell’autore ovvero di squarciare il velo che cela la realtà della vita e dichiarare, sotto le mentite spoglie di un romanzo, la propria visione dell’uomo che si copre di apparente simpatia e disponibilità per poter invece affondare i propri denti su chi sta facendo, segretamente, esattamente la stessa identica cosa.

Lodo molto la finezza del romanzo, la capacità di parlare di qualcosa senza mai nominarla e di creare un affresco completo della triste natura umana.

Ian McEwan è anche noto come Ian Macabre per le atmosfere cariche di mistero che caratterizzano i suoi lavori. In realtà di macabro non c’è nulla, ma i temi esistenziali affrontati sicuramente rendono unica la sua scrittura.

Grazie ad Amsterdam, l’autore è stato premiato con il prestigioso Booker Prize, un premio letterario assegnato ogni anno al miglior romanzo inglese.
Il suo lavoro di esordio è stato Primo amore, ultimi riti, una raccolta di racconti che gli ha valso nel 1976 la vittoria del Somerset  Maugham Award, consegnato ai migliori scrittori che abbiano meno di 35 anni.

Con i suoi successivi lavori è diventato un autore in continua ascesa tanto da far diventare i suoi romanzi ispirazione per importanti film come Espiazione, con cui ha vinto numerosi premi come lo Smith Literary Award nel 2002 e il Los Angeles Times Prize for Fiction nel 2003.

Questa lettura, incominciata quasi per caso, mi ha aperto un nuovo mondo. Affronterò questo autore immergendomi negli altri suoi romanzi che, sono sicura mi lasceranno piacevolmente sorpresa.


Roby

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