lunedì 1 febbraio 2016

L'albergo delle donne tristi - Marcela Serrano

TITOLO: L'albergo delle donne tristi
AUTORE: Marcela Serrano
EDITORE: Universale Economica Feltrinelli
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1997
PAGINE: 274
PREZZO: 8,50 euro
GENERE: Narrativa sudamericana
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RECENSIONE DI: Giorgia
VOTO★★★

Immerso nella natura di uno degli isolotti dell’arcipelago di Chloé, nel sud del Cile, vi è un Albergo in cui vivono venti donne totalmente diverse tra loro ma con un unico tratto in comune: sono legate dalla tristezza del disamore. Tra di esse vi è Floreana, una donna fragile, con tante cicatrici addosso e poca stima di se stessa, che presto si distinguerà dalle altre ospiti per la sua guerra interiore combattuta tra la paura che si riaprano le ferite del passato e la voglia di riacquistare fiducia in se stessa. Flavian, il medico dell’ambulatorio vicino all’Albergo, sarà il principale artefice di questa guerra, protagonista insieme a lei di una danza primitiva, passionale, sofferta… come un tango.

Questo romanzo non è facilmente descrivibile perché si basa su sensazioni ancestrali, su emozioni profonde che non si riescono ad esprimere a parole.
Quindi tenterò di parlarvene trasmettendovi queste stesse sensazioni ed emozioni, e per farlo ho bisogno che ascoltiate questa musica: “Tango to Evora”. Aprite il link e leggetemi con la musica in sottofondo… saprà già dirvi del libro molto di più di quanto io non saprò fare con le parole.

“L’albergo delle donne tristi” è un romanzo per le donne, sulle donne, ma non solo. Apre le porte ad una descrizione intima e segreta dell’animo femminile, del suo essere dolcemente complicato (come disse qualcuno in una canzone) e del suo rapporto con l’uomo e con l’amore.

“Ogni giorno si parla sempre meno. 
Ogni giorno si sente sempre meno. 
Ogni giorno si ama sempre meno.”

È un romanzo che parla di quell’istante in cui sembra che non ce la si possa fare, che parla della paura di andare avanti, di rischiare, di tentare ancora una volta anche quando sembra che la vita punti tutto contro te stesso. È un’eterna danza con i propri sentimenti, quelli che fanno male, quelli che schiacciano ma che fanno di una persona la sua più intima essenza.

Non è un inno alle debolezze femminili, non mette in scena donne deboli, depresse, piene di complessi. È una riflessione sull’esistenza, su quanto ci si debba mettere in gioco per la vita, che  poi non è mai come ce la si aspetta. Ed è un urlo di speranza rivolto alle donne, sempre forti e in grado di rinascere ancora ed ancora dalle proprie ceneri. Perché sì, non smetteremo mai di sbagliare, di fare scelte sbagliate, di ferirci, di affidare tutta la nostra fiducia a qualcuno che non saprà farne tesoro, ma saremo sempre capaci di rialzarci, di alzare la testa ed essere orgogliose di ciò che siamo, di come siamo.

“L’unica cosa che si impara dalle esperienze personali è che dalle esperienze personali non si impara mai.”

A fare da contorno a queste riflessioni vi è la natura prepotente e passionale del Cile, che la Serrano descrive in maniera talmente realistica da riuscire quasi a toccarla.
Questo libro si legge con tutti i cinque sensi: con gli occhi, sì, ma anche con l’olfatto e l’odore salmastro del mare invernale. Con le mani che stringono, carezzano, cercano. Con la bocca che gusta i sapori sudamericani.
Ed infine, ancora una volta, con le orecchie, che ascoltano. Ascoltano le musiche calde del suono di una lingua ardente…

“Rara, como encendida, te vi bebiendo linda y fatal. Bebìas, y en el fragor del Champàn loca reìas por no llorar.”
(Inebriata, ardente, ti ho vista che bevevi bella e fatale. Bevevi e nel brio dello champagne come impazzita ridevi per non piangere.)

…e le note di un tango irlandese che non è tango ma strazio di donna.

Giorgia

2 commenti:

  1. Pensa che mi dovrebbe arrivare proprio in questi giorni! Dopo aver letto la tua recensione sono ancora più impaziente, grazie :-)

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    1. Ciao Antonella! :)
      Fantastico!! Fammi sapere allora se ti piace, non appena ti arriverà e lo leggerai! :D Giorgia

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