martedì 13 ottobre 2015

Venere in metrò

TITOLO: Venere in metrò
AUTORE: Giuseppe Culicchia
EDIZIONE: Mondadori
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2012
PAGINE: 255
PREZZO (di copertina) : 10 euro
GENERE: romanzo contemporaneo
------------------------------------------------
RECENSIONE DI: Roberta
VOTO: ★★★

Stamattina hai l’Ikeite acuta. Ti succede sempre, quando sei nei casini. Fosse per te ti ci fionderesti. Che relax, comprati anche solo, chessò, un set di candele giganti Fenomen.”

Gaia, 38 anni, madre e moglie confusa sempre in preda ad un esaurimento nervoso, è la risposta italiana alla newyorkese Rebecca Bloomwood ideata da Sophie Kinsella, anche conosciuta come Madeleine Wickham.
Immersa in un mondo immaginario fatto solo di shopping, sigarette e cellulari, la protagonista cerca, senza poi grandi successi, di fronteggiare il proprio licenziamento, un marito evasivo ed una figlia nel pieno di una crisi adolescenziale.
Temi visti e rivisti affrontati con la solita frenesia che contraddistingue le malate di shopping compulsivo che ritroviamo nei romanzi rosa che io considero come “pause tra un mattone e l’altro”.
Per quanto questo libro risulti banale nella storia, nei personaggi e nei problemi affrontati, ciò che colpisce più di tutti è lo stile utilizzato dall’autore caratterizzato da schemi sempre uguali, frasi brevi e ripetute sempre nello stesso ordine.
Non consiglierei questo libro per la trama, di cui ormai abbiamo piene le tasche, ma suggerisco la lettura di qualche piccolo estratto per conoscere lo stile, senz’altro originale ed unico, diventato ormai marchio di fabbrica di Culicchia.


I lavori di questo autore sono sempre intrisi di una nota cinica ed amarognola che permettono di descrivere con grande realismo l’Italia dei nostri giorni, con i suoi problemi e le sue losche e, mica tanto, nascoste abitudini.
I più importanti libri dello scrittore sono sicuramente Tutti giù per terra, il suo primo romanzo, dal quale è stato tratto un film diretto da Davide Ferrario con Valerio Mastandrea, il cui protagonista è diventato il primo precario della narrativa italiana; Torino è casa mia e Bruci la città la cui storia affronta il problema dell’uso della cocaina nei giorni nostri.


In un’ intervista per Rai letteratura, l’autore si racconta confessando che la propria carriera di scrittore  è stata, per più di dieci anni, contraddistinta da ripetuti insuccessi che terminarono con la vincita del premio Montblanc del 1993 grazie al quale fu edito da Garzanti spalancandogli le porte di quello che lui chiama “il circo letterario”.
L’autore, vincitore di molteplici premi, ha diretto, dal 2007 al 2009, il Bookstock Village della Fiera del Libro di Torino e nel 2014 la sezione Officina del Salone del Libro di Torino. Ha curato per Feltrinelli la traduzione del romanzo Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, American Psycho e tanti altri.
Da vent’anni Culicchia cerca di scrivere “una sorta di ritratto antropologico del nostro paese” e con E così vorresti fare lo scrittore, crede di aver compiuto un importante passo verso questa direzione parlando con il lettore raccontandogli, e raccontandosi, con ironia le sorti che potrebbero aspettarlo alle porte del mondo editoriale.


Ironico, realista e sincero Giuseppe Culicchia è un autore che merita di essere conosciuto per essere amato o odiato. Uno stile da conoscere, se non altro per avvicinarsi alla letteratura italiana contemporanea che non sempre riesce ad essere apprezzata.

Nessun commento:

Posta un commento